Il commissario Safformenti, fresco di nomina, verifica ben presto quanto sia difficile contrastare una malavita sempre più cinica, violenta e ben organizzata con un numero limitato di risorse materiali e umane, queste ultime spesso anche inesperte. Il senso di frustrazione e di inadeguatezza al ruolo che è chiamato a sostenere viene amplificato dalla quotidiana demonizzazione della figura dei tutori dell’ordine da parte di una ben definita compagine politica squalificata e squalificante. Il giovane commissario, allora, si sente costretto a prendere in seria considerazione l’ipotesi di abbandonare la nave e rassegnare le dimissioni. Solo un evento straordinario, al limite dell’umanamente possibile, può dargli la forza di andare avanti e far così trionfare la vera Giustizia, ben diversa da quella millantata nelle aule dei tribunali.